Neve su foglie vermiglie

Neve su foglie vermiglie

di Dōgen Zenji

 

Poesie scelte del maestro zen Dōgen commentate da Shohaku Okumura

calligrafie di Norio Nagayama

Traduzione di Michel Gauvain e Lorenzo Casadei

Il candore della neve rappresenta l’unicità (l’unità) mentre i colori vivaci delle foglie la molteplicità. Ogni albero ha la sua natura unica, per forma e altezza, con i suoi fiori e frutti ed i colori delle sue foglie. Unità e molteplicità convivono. Come possiamo esprimere questa compenetrazione delle realtà assoluta con la realtà convenzionale. Questo è uno dei punti essenziali dello studio e della pratica del Dharma. Come esprimere l’unità di tutte le cose nella miriade di fenomeni che incontriamo? E questa è la ragione per prendere l’espressione a titolo della raccolta.

Vivere nell’Aikido

AIKIDŌ NI IKIRU, Vivere nell’aikidō di HIROSHI TADA

L’autobiografia del più grande maestro vivente di Aikido. Fondatore dell’Aikikai d’Italia con centinaia di allievi e allievi di allievi in tutta Europa e nel Mondo.

“Sono nato nel 4° anno Shōwa (1929). Dalla serenità degli inizi del periodo Shōwa, ho attraversato il suo periodo turbolento caratterizzato dal conflitto bellico. Diventato maggiorenne, come attirato da un filo invisibile, incontrai gli insegnanti che sarebbero diventati i miei Maestri di tutta la vita. Erano il Maestro Funakoshi Gichin del Karatedō, il Maestro Ueshiba Morihei, fondatore dell’Aikidō, il Maestro Ueshiba Kisshōmaru, il Maestro Nakamura Tenpū del metodo di unificazione di corpo e mente (Shinshintōitsuhō) e il Maestro Hino Masakazu e sua moglie del dojo Ichikūkai, eredi degli insegnamenti del Maestro Yamaoka Tesshū. Tra i preziosi insegnamenti di questi Maestri, ci sono anche quelli attraverso il contatto diretto, difficili da ricevere al giorno d’oggi. Ho ricevuto inoltre un grande supporto da amici e membri dell’Aikikai dell’epoca nel diffondere l’Aikido in Giappone e in Europa, e nel fondare dojo e Aikikai nazionali.Molte di queste persone non sono più tra noi. Per ripagare i loro sforzi e nella speranza di essere di qualche aiuto ai giovani artefici e responsabili di ciò che verrà, ho deciso di scrivere queste pagine, consapevole della mia inesperienza e inadeguatezza”

Shohaku Okumura

Shohaku Okumura, nato a Osaka nel 1948, dopo la laurea in Studi buddhisti ha preso l’ordinazione monastica al monastero Antaiji di Kyoto, divenendo discepolo di Kosho Uchiyama roshi che, cinque anni dopo, l’ha nominato suo successore nel Dharma nel lignaggio di Kodo Sawaki roshi. Dal 1995 al 2010 è stato direttore del Soto Zen Buddhism International Center di San Francisco, e attualmente vive e insegna a Bloomington, Indiana, dove ha fondato la San-shin Zen Community. A lui si deve la traduzione dal giapponese di molti testi fondamentali della tradizione zen soto e del suo maestro Kòshò

Tra le sue molteplici opere in italiano sono stati pubblicti: Il Canto dello Zen, Il senso vivente di otto fondamentali testi zen, il Genjokoan e Kodo Il Senza Dimora, editi da Ubaldini.

IL SŪTRA DELLE MONTAGNE E DELLE ACQUE

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Shohaku Okumura

IL SŪTRA DELLE MONTAGNE E DELLE ACQUE

Una guida pratica al Sansikyo del Maestro Dōgen

Una guida magistrale del maestro Okumura al misterioso Sansuikyō del maestro Dōgen qui presentato nella traduzione di Carl Bielefeldt con i contributi di Gary Snyder e Isshō Fujita.

Sansuikyō 山水經 è un’espressione semplice. Sansui 山水 significa “montagne e acque” kyō 經 “il sūtra” o “i sūtra”.

Un modo di intendere questo titolo potrebbe essere “sūtra sulle Montagne e sulle Acque”, ma Dōgen sta

dicendo che le montagne e le acque sono esse stesse dei sūtra ed espongono incessantemente l’insegnamento del Buddha.

Le montagne e le acque di questo momento sono la manifestazione della grande via degli antichi buddha.

A cura di Shōdō Spring Traduzione di Michel Gauvain

Formato: 17 x 24 cm. 

320 pagine 

ISBN: 9791280146-05-2 

€ 23,00

PROSPERO E HUXLEY

Eduardo Ciampi

I LIBRI DI PROSPERO
E LA BIBLIOTECA DI HUXLEY

La Tempesta di Shakespeare tra utopia e distopia

Che rapporto hanno le distopie moderne di Aldous Huxley con l’ultima opera teatrale di Shakespeare?

L’indagine di Eduardo Ciampi fa luce sulla controversa personalità di Huxley, accusato da più parti di collusione con quelle forze politiche che ritengono di poter dirigere le sorti dell’umanità, e che nelle sue distopie e nei suoi saggi sembra decisamente avversare

Postfazione di Mariano Bizzarri

 

Formato: 13,5 x 21 cm, Pagine: 104, ISBN: 9791280146083 Prezzo: 11,00Schermata 2022-10-01 alle 17.26.17Schermata 2022-10-01 alle 17.26.36

Fatti di Acqua

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Questo libro è l’ultimo di una quadrilogia dedicata agli elementi, in cui il maestro zen Fausto Guareschi ha raccolto discorsi e scritti di una pratica iniziata 50 anni fa. 

L’acqua vi è richiamata come rugiada, pioggia, fiume, mare. Le stesse pagine hanno un andamento liquido, che ora affiora, ora è sommerso e in cui, come nei precedenti volumi, l’identità  del narratore si frantuma in  rivoli ed eteronimi, alternando la riflessione filosofica, al racconto autobiografico.

Dalla Prefazione di Tiziana Verde

 

Là dove sono presenti Buddha e Patriarchi, l’acqua è sempre presente. Dove c’è acqua, Buddha e Patriarchi sempre si realizzano come presenza. A partire da ciò, sempre triturandosi, fanno dell’acqua il loro corpo, il loro cuore e i loro pensieri. Pertanto non è detto nelle scritture buddiste o nelle scritture non buddhiste che l’acqua non salga verso l’alto. La via dell’acqua penetra ovunque su e giù, sia verticalmente che orizzontalmente. 

Dōgen Zenji Shōbōgenzō Sansuikyō.

Recensione Hanaujo Leggere Tutti

I fiori della compassione

di Andrea Coco

Aoyama Shundō è una maestra e monaca zen giapponese, autrice di numerosi libri, che, attraverso l’attività di insegnamento della Via dei Fiori (kadō), contribuisce alla diffusione di concetti dello Zen comprensibili anche al grande pubblico. Nel nostro paese le opere dedicate a presentare la “Via dei Fiori” come via spirituale sono assai poche e, a parte un paio di testi, i libri disponibili analizzano solo l’aspetto tecnico-artistico di questa pratica, tralasciando del tutto o accennando in maniera superficiale alla sua origine e al suo profondo legame con la dottrina buddhista. A compensare questo vuoto interiore, la casa editrice “CasadeiLibri” ha pubblicato in Italia “Hanaujō. I Fiori della Compassione”, un’opera formata da una raccolta di fotografie artistiche, eleganti creazioni floreali create Aoyama Shundō, le quali servono a sviluppare riflessioni che vanno oltre la semplice esposizione artistica e tecnica. Ci si trova di fronte, piuttosto, a una pratica di meditazione, di comprensione di sé stessi, della natura, dello spazio che ci circonda e della nostra percezione, insomma di fronte a un cammino di elevazione spirituale secondo i principi dello Zen. Le bellissime immagini, la poesia e l’apparente semplicità delle riflessioni della Aoyama Shundō, in realtà punto partenza di un viaggio spirituale destinato ad andare lontano, fanno di quest’opera un testo che può essere apprezzato da chiunque, seguaci del Buddhismo come semplici lettori che non abbiano conoscenza o interesse verso questa religione. Testi solo in apparenza semplici ma che per apparire tali hanno richiesto l’intervento di Watanabe Koji, traduttore professionista, che ha una conoscenza profonda del Buddhismo e della cultura giapponese. Insomma, un’opera pregevole che l’intervento grafico della CasadeiLibri ha saputo rendere ancora più preziosa, meritevole di essere letta perché “In ciascuno di noi alberga anche la mente/cuore compassionevole di un fiore ovvero la mente/cuore di Buddha”.

Perché la vita dura un istante… Wall Street Int.

Paesaggio-acqua-cielo-e-neveLa via dei fiori

Perché la vita dura un istante…

24 DICEMBRE 2021,
Wall Street International Magazine
in https://wsimag.com/it/scienza-e-tecnologia

Alcuni anni fa mia madre mi regalò una delicata piantina con fiori azzurro intenso, dal nome comune poco entusiasmante “erba miseria asiatica”: ogni volta che ricevo in dono una pianta, un seme o un bulbo sconosciuto mi riempio di gioia e mi affido a quello che potrà trasferirmi la nuova vita vegetale. Questa tenera erbacea annuale la si apprezza soprattutto al mattino quando sfodera dei piccoli occhi blu con un tocco di giallo al centro, che svaniscono prima che il giorno si concluda. La sua forza vitale sta nel seme capace di riprodursi facilmente, anche più volte nell’arco di una stagione, tappezzando metri e metri di prato incurante di altre che possano competere. Effimera e invadente è temuta dalle giardiniere e dai giardinieri mentre la scopro molto amata da Shundō Aoyama, monaca giapponese, maestra di Sadō, la Via del Tè, e maestra di Kadō, la Via dei Fiori, che dispone la docile piantina, Truyukusa in giapponese e Commellina communis in latino, in una brocca di acqua per accogliere i suoi ospiti alla mattina presto.

“La maggior parte di loro appassisce nel tempo di una chiacchierata durante il tè – commenta Aoyama – una volta sfiorita non fiorirà mai più e proprio perché fugace come goccia di rugiada la vita ci è tanto cara e infinitamente bella”. Quest’ultimo uno degli aforismi in cui l’autrice di Hanaujō. I fiori della compassione1, menziona le parole di Buddha Śākyamuni. Il volume, denso di profondi significati e frutto dell’operosa ed elegante arte giapponese del comporre i fiori, si snoda lungo quattro stagioni, in cui l’autrice gioca e cresce spiritualmente in un costante dialogo con la natura.

La felicità e la pienezza di vita che scaturiscono dalla opportunità di vivere tra i fiori si coglie in ogni pagina a cui Aoyama dedica una considerazione ispirata e nutrita dalla compassione dei fiori. Le incantate montagne di Shinanoji nella prefettura di Nagano è uno dei luoghi in cui l’autrice ha avuto la fortuna di crescere in libertà, un privilegio a suo dire che le ha consentito di apprezzare e conoscere fin da giovane – a cinque anni entra nel tempio buddista Muryōji della scuola Sōtō – i rigogliosi fiori di campo “senza sapere di esserci dentro abbracciata dal cielo vuoto libera come una nuvola”.

Cerca con cura e rigore, guidata da uno spirito di accoglienza e attesa del sacro, la giustapposizione di fiori che la mattina o un momento propizio della giornata si presentano a lei, ricevendone l’essenza fino a renderli ancor più “vivi” e significanti di quanto forse lo erano prima di averli colti. Chiedendo perdono ai fiori per l’impazienza e l’incapacità, li dispone in vasi, contenitori e spazi diversi, anch’essi pieni di significati e simboli della tradizione giapponese. Il cesto per cormorani, il porta dolci a forma di ventaglio, il setaccio, il cesto per l’essiccazione delle pugne, il guscio di un mollusco gigante, i vasi artistici antichi come quello di Kotamba, caratteristico della prefettura di Hyogo (Tomba), quelli invece ricavati artisticamente dal bambù o da legno di cedro o perfino le eleganti ciotole indiane.

Sull’arte e sul sentimento dell’impermanenza (sabi) si sofferma in diversi passaggi dedicati a fiori differenti. Il disporre fiori, perituri e impermanenti, esige uno spirito di rinuncia all’attaccamento alla vita materiale e alle cose in quanto tali; ebbene, tutto ciò che richiede molto impegno, energie e fatica, appare sensato, con una visione occidentale se permane nel tempo a testimoniare un operato, un’ingegnosità, un talento. “Le persone desiderano lasciare qualcosa che testimoni il fatto di essere esistiti”.

Quest’anno, ho potuto apprezzare per la prima volta germogli di bambù colti in giardino, un regalo della natura a primavera inoltrata. Aoyama acutamente osserva:

Il germoglio di bambù, che spunta dalla terra vestendo il Jūnihitoe2, si libera a uno a uno dei suoi strati fino a denudarsi, e attraverso una pratica di svuotamento cresce e si allunga verso il cielo. Nonostante gli uomini cerchino di afferrarlo e trattenerlo”. Iniziare dal vuoto, “dentro l’anello di bambù il vuoto”, è principio per iniziare un cammino di crescita interiore e spirituale; se non mi svuoto liberandomi dai miei pensieri potrò solo perdere le storie più belle, perché esse traboccheranno dalla mia mente troppo affollata. Gli stessi fiori possono riempire solo uno spazio vuoto che accolga l’acqua dove disporli. Fare spazio dentro di sé significa, come in più passi sottolinea l’autrice, preparare la mente ad accogliere nuova linfa e nuova energia.

In autunno, quando disponevo di un giardino, ho sempre provveduto a raccogliere foglie e piccoli rametti secchi per creare un buon compost per la stagione successiva, in una posizione non troppo visibile non so per quale consolidata ragione; tra le innumerevoli intuizioni che ho colto nella lettura de I fiori della compassione, grazie alle preziose e numerose annotazioni esplicative di traduzione e di edizione, scopro che in Giappone chirana è una cavità di forma circolare o quadrata ricavata nel terreno del giardino per raccogliere le foglie morte o i piccoli rifiuti con finalità colturali ma soprattutto estetiche! Penso invece a come nella nostra cultura occidentale le foglie morte siano reiette e quasi maledette da tutti. Benché tutto abbia un inizio e una sua fine “l’apprezzare ciò che cade” significa, per esempio, stupirsi di fronte ad un bocciolo di camelia appena caduto sul muschio dall’indicibile bellezza. Come soffermarsi in novembre sulla vista di un ramo spoglio mentre l’eccentrica foglia di gelso vestita di rosso fuoco si è appena appoggiata sul soffice terreno gelato.

Il Kadō giapponese viene inteso dall’autrice come il disporre la vita intera in un vaso di fiori; “vivere accettando il tutto positivamente e rappresentare simbolicamente questo modo di intendere la vita in un vaso di fiori”. Scorrendo fra le pagine dei suoi mille pensieri e aforismi, meditati, stimolati e nutriti da una lunga esperienza di studio e pratica delle arti in cui è maestra, ci si può perdere e accorgersi di trovarsi come osservatori di un giardino, di un angolo di casa, di un piccolo tempio, creato per noi per godere dei colori, delle forme della natura così ben disposta con arte raffinata da renderci partecipi e commossi. Le immagini sono notevoli fotografie di Kamio Kenshirō e Nagata Yutaka e completano per ogni stagione le numerose pagine che raffigurano una tappa importante del cammino di una monaca cinquantenne che anche dopo molti anni, oggi ne ha ben 88, ha voluto mantenere quel “frammento” di se stessa con la speranza che i lettori potessero prestare ascolto al racconto dei fiori regalandole una gioia inaspettata.

Il suo spirito di accoglienza si ispira, tra i tanti Maestri, anche al pensiero di Kōdō Sawaki Roshi (1880-1965) monaco zen tra i più importanti del XX secolo: “accolgo tutto non faccio scelte”, senza inseguire senza scappare. Questo splendido testo nel suo complesso e articolato contenuto oltre a rappresentare, per chi scrive, l’anelito a percorrere con sincerità la Via degli Uomini e la Via del Buddha, seguendo i maestri della tradizione, dà prova, con elegante abilità, di una conoscenza di fiori e piante a volte insolite per i nostri climi, indicandone nomi comuni in italiano e giapponese e talvolta latini con la classificazione in genere e specie: dalle splendide peonie alle delicate orchidee spontanee, alle bulbose come iris di campo, clematidi selvatiche, calicanti invernali ed estivi dai fiori color porpora e al profumo del mosto, alle delicate acquatiche come Houttuynia cordata chiamata anche foglia cuore o menta di pesce, usata nella medicina tradizionale cinese anche contro malattie virali. Proprio le acquatiche ninfee, così effimere nella loro vita affidata al tempo di una breve fioritura mattutina, non aspettano la mano che tenta di immortalarle con un rapido scatto e questo essere incuranti del nostro tentativo di bloccare quell’attimo ci rammenta le parole del Maestro Eihei Dōgen (1200-1253):

La vita scorre tra luci e ombre
e non si arresta nemmeno un istante.

(Da Shōbōgenzō, cap. 17 “Immo”)3

Note

1 Aoyama Shundō, Hanaujō. I fiori della compassione, CasadeiLibri, Padova 2021, trad. di Watanabe Koji.
2 Il kimono a 12 strati, (Jūni dodici, hitoe strati).
3 Immo, lett. “Ciò che è”, traduce il sanscrito tathatā e rappresenta la natura assoluta e indifferenziata di tutte le cose.

HANAUJŌ I fiori della compassione

di Aoyama Shundō

Scritti e opere di una delle più autorevoli maestre zen viventi.

“Circondata dai fiori che mi hanno mostrato i loro infiniti aspetti al mattino, alla sera e lungo le quattro stagioni, giocando e crescendo in costante dialogo con loro, assaporo anche oggi la felicità di poter vivere tra i fiori.”

Il Sermone di Ciò-che-è-inanimato (mujō),
viene udito da Ciò-che-è-animato (ujō)
Il vento attraversa il bosco freddo e le foglie riempiono il cortile.

Daichizenji

Traduzione dal giapponese di Koji Watanabe e stampa  realizzate grazie al contributo dell’UBI

Formato: , Pagine: 176, ISBN: 979-12-80146-02-1 Prezzo: 21,00

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Recensione Wall Street International

Recensione LT