Il giardino giapponese nella tradizione e nel mondo contemporaneo
Sachimine Masui e Beatrice Testini
Questo libro esplora in profondità le caratteristiche essenziali dell’arte del giardino giapponese e le sue potenzialità nel mondo contemporaneo. Dalla descrizione del clima e del territorio, racconta l’origine, la storia, i principi, nonché il rapporto con le altre forme d’arte orientale Con un saggio di Giangiorgio Pasqualotto, e traduzioni inedite di testi di Muso Soseki, Kobori Enshu, Ogawa Jihei, Shigemori Mirei, Horiguchi Sutemi, Saito Katsuo e altri ancora.
con scritti di Giangiorgio Pasqualotto sul Suiseki e di Lorenzo Casadei sul gioco del go come metafora dell’arte del giardino e del paesaggio
Formato: 17 x 24 cm., Pagine: 216 con immagini a colori e in bianco e nero, ISBN: 88-89466-19-7 Prezzo: € 30,00
“Strafatti di fuoco, ardore gratuito, grande fiammante falò, olocausto, auto-immolazione che non lascia tracce di sé forgiandosi con, attraverso e nelle viscere del fuoco. Lo zazen che facciamo non resterà. Non resterà quello che facciamo. Atroce rogo, (involontaria) convinzione che proprio quel corpo in fiamme pervaderà, con quello scintillante sacrificio, l’intero vasto spazio vuoto. Nello stesso tempo zazen è eterno. Ma qual è quello zazen che è per sempre? Quello al quale premettiamo la morte, cioè il nascere-morire come la prima grande questione, il primo grande avvenimento. ‘ichi dai ji’. Quello che resterà non è il nostro sforzo di fare meglio, di progredire. Quello che rimarrà di noi è il superfluo, l’inutile. Quel che resterà sarà celebrazione, il fatto di impegnarsi totalmente in cose assolutamente superflue. Il nostro superfluo comunica superfluo dell’eternità. Quando scriviamo morte, quel che si pone all’altezza della morte è vestire bene, un buon abito, pettinarsi o rasarsi, come i trecento delle Termopili fecero prima di affrontare il grande esercito di Serse.” (Taiten Guareschi)
FAUSTO TAITEN GUARESCHI (1949) incontrò, quando aveva 18 anni, il Maestro Taisen Deshimaru che, da non molto, era arrivato in Europa, a Parigi, dal Giappone. L’ incontro avvenne tramite l’ amico e maestro di Judo Cesare Barioli e, a partire da quel momento, il Maestro Taiten seguì Taisen Deshimaru per 13 anni, frequentando le sesshin che il suo insegnante teneva in Europa e, in particolare, in Francia, vicino a Parigi, al castello della Gendronnière, tempio Zen fondato dallo stesso Taisen Deshimaru. Alla morte di Taishen Deshimaru Roshi, avvenuta nell’Aprile del 1982, il Maestro Fausto Taiten Guareschi decise di continuare sul sentiero tracciato dal suo insegnante. Cercò quindi un altro Maestro e lo trovò nella persona di Narita Shuyo Roshi, anch’esso, come Taisen Deshimaru, discepolo di Kodo Sawaki Roshi. Narita Roshi trasmise il Dharma al Maestro Taiten il quale, nel 1984, fondò il Tempio Shobozan Fudenji situato sulle colline di Salsomaggiore.

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