Intervista a Norio Nagayama

Per gli occidentali la parola “calligrafia” evoca la bella scrittura; in estremo oriente la calligrafiaè intimamente legata alla pittura, è un’arte e una pratica di vita. L’arte dello SHO comporta prima di tutto la padronanza del tratto, l’immediatezza del gesto, il ritmo, il controllo della forza impressa al pennello. Non si scrive con la mano e con il polso, ma con tutto il corpo, in uno stato di profonda calma e concentrazione. Un maestro calligrafo, pienamente padrone della tecnica e degli strumenti che utilizza, agisce in uno stato di totale libertà: perciò non solo l’opera compiuta affascina con la bellezza dell’armonia prodotta dall’equilibrio di pieni e di vuoti, di bianco e di nero, ma anche vedere un maestro mentre opera nello “stile libero” è esperienza di grande fascino. Il maestro osserva il foglio bianco e attende di essere pronto: improvvisamente impugna il pennello e con movimento rapido, preciso e sicuro traccia il carattere.

D: Maestro Nagayama, cosa significa ‘scrivere con il corpo’?

R: Corpo significa che arriva direttamente dal cuore. ‘Corpo’ vuol dire ‘tuo cuore’, ‘tua energia’; con il movimento del corpo è più facile raggiungere il ‘cuore’, quindi per questo motivo cominciamo dal braccio invece che dal polso, con il movimento che parte dal braccio è più facile raggiungere il corpo, no? Quindi una volta che sei arrivato al corpo, si raggiunge il cuore e allora si utilizza veramente l’energia. Anche quando fai un tratto minuscolo dovresti scrivere con il corpo, diciamo che il movimento parte dal cuore. Il pennello stesso deve diventare come il tuo corpo, non deve essere uno strumento che impugni e che ‘usi’. Se il pennello è un elemento estraneo allora disturba, e così non viene fuori la tua energia: non deve disturbare, proprio come se fosse il dito che tocca la carta. I samurai, i maestri di arti marziali, facevano con le armi questo stesso allenamento. I maestri di spada più illustri, quando erano inbattaglia, sapevano che è in un cambiamento di tocco che si muore o si vive. E questo tocco si allena con la Calligrafia, questo piccolo, minuscolo tocco e questo affinamento della sensibilizzazione: per questo i Samurai la praticavano. Come in combattimento, non si possono fare correzioni.

D: E l’errore? Basta un po’ di inchiostro in più, appoggiare poco più il pennello…
R: Sì, ma in realtà è diverso…usiamo carta raffinatissima, inchiostro raffinatissimo, pennello raffinatissimo. Basta un colpo, e il carattere è diverso, cambia, c’è una differenza: è questa differenza che in realtàè personale. Noi non creiamo una cosa personale, noi scriviamo ideogrammi, però diventa personale, perché è quello il motivo sottile che fa sì che ci sia, per esempio, una macchia qua: quella è la tua emozione che viene fuori, il tuo nervosismo, la tua fragilità, la tua forza. In questo la calligrafia aiuta moltissimo e questo tocco sembra sbagliato, ma è venuto fuori dal tuo inconscio. I buddisti dicono che nel momento in cui scrivi devi essere MUSHIN, mente-cuore vuoto, no? Cioè non devi pensare di fare una cosa, ma deve essere così, un gesto abbastanza immediato, che ti viene fuori come succede a uno che guida in autostrada, c’è un incidente, e uno bravo , senza pensare, riesce a evitare lo scontro. E’ proprio questo il movimento che riesce a fare il calligrafo, perché si è allenato tantissimo e allora quando la sua opera diventa personale è opera d’arte. Se invece fai una cosa pensata, la linea diventa debole, perché non è energia tua, ma è voluta dalla testa che pensa, quindi l’energia è già bloccata. Il gesto non è programmato: quando sento di dovermi fermare mi fermo. Il gesto non è pensato, e così come sei in quel momento, quando scrivi, così quello che sei viene fuori: oggi sono secco, allora anche l’inchiostro è secco, è diverso, e anche la carta…Alla fine dello studio capisci queste cose e ti viene fuori automaticamente. Ecco allora che ti arriva qualcosa, ti arriva questo segno, al di là delle forma o del carattere che scrivi, ti arriva un segno: come se fosse un bambino che fa un disegno meraviglioso. Così è la calligrafia, al tempo stesso raffinata, studiata e personale: è liberata.

D: All’occidentale profano appare come un insieme di segni astratti su un fondo bianco: come guardarla, cosa vede lei in una calligrafia?

R: Purtroppo il vostro occhio ha troppa poca esperienza di bianco e nero. In realtà ci sono migliaia di bianco e migliaia di nero, quindi ci sono molte tonalità diverse: dipende da come è stato sciolto l’inchiostro, dalla carta, dal pennello, da come uno lo muove… Quindi la prima cosa è la prima impressione: al colpo d’occhio si coglie la personalità che viene fuori. Poi ovviamente guardo l’estetica (architettura, armonia, ritmo), soprattutto com’è l’energiache esprime: l’energia interiore e l’energia esteriore. Ci sono calligrafie che hanno accumulato l’energia dentro, che la nascondono: altre che la buttano fuori: si vede bene l’energia che si proietta fuori nello stile corsivo mentre nel Kaisho (stile stampatello) l’energia si vede dentro. In realtà stiamo sempre scrivendo in maniera personale, che sia corsivo o Kaisho, perché ognuno ha un’energia, però deve essere libera.

Recensioni Shodo Lo stile libero

Alias supplemento de Il Manifesto
Shodo di Marta Ragozzino

 

alias shodo

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Da YB Cinema, musica, arte e cultura

Fra i molti tesori che ci riserva la millenaria cultura del Sol Levante, una gemma preziosa risplende e rifrange la sua luce su tutte le altre arti: la calligrafia tradizionale, tuttora viva e praticata in Estremo Oriente ma da noi quasi sconosciuta e quasi del tutto incompresa. Finalmente anche in Italia è uscito un libro, in una squisita veste grafica, che ci invita adassaporare ed ad apprezzare lo Shodo , l’antica arte della calligrafia giapponese [Norio Nagayama, Shodo Lo stile libero. Calligrafia, tradizione e arte contemporanea, Casadeilibri, Padova 2005, pp. 128, € 25,00].
Splendidamente illustrato, il libro è diviso in quattro parti: un primo saggio ci introduce al significato simbolico dello Shodo , indicando il misterioso legame fra pennello, inchiostro, carta, sigillo, la cui armonia rimanda a un contenuto sapienziale che risale a tempi remoti, e che viene restituito alla possibilità delle nostra comprensione attraverso l’arcana bellezza della calligrafia; segue un’intervista al maestro Nagayama che parla della sua esperienza personale, del suo rapporto con questa antica arte, ma anche di come ‘guardare’ una calligrafia, e di cosa vi si può vedere; la terza parte è una ‘lezione’, in cui sono forniti interessanti elementi di comprensione di una calligrafia, attraverso immagini che mostrano significativi dettagli e visioni d’insieme; infine un corposo contributo di Bruno Riva indaga sui rapporti fra l’arte occidentale del novecento e lo Shodo , mostrando il ‘debito’ che molta produzione artistica contemporanea ha nei confronti della tradizione orientale, ma anche le reciproche influenze che hanno attraversato le esperienze concrete degli artisti d’oriente e d’occidente.
I diversi, molteplici aspetti della calligrafia tradizionale sono così presentati ad un lettore affascinato che viene guidato in un viaggio che tocca terre incantate e lontane, ma chegiunge infine, prima o poi, nel luogo ove è possibile l’incontro con il ‘diverso’: il cuore stesso. Ed è il cuore, centro dell’emozione ma anche dell’intelligenza, che permette di ‘ammirare’ la calligrafia, così come è dal cuore che origina la pratica stessa dello Shodo.
La parola giapponese Shodo (in cinese sho dao), che comunemente è tradotta con “ arte della calligrafia ” è composta da due ideogrammi: sho, arte della scrittura, e do, via e anche ricerca e comprensione della vita. Shodo allora significa “ ricerca e comprensione della vita tramite la pratica della calligrafia ”. Per gli occidentali la parola “ calligrafia ” evoca la bella scrittura; in Estremo Oriente la calligrafiaè intimamente legata alla pittura, è un’arte e una pratica di vita. L’arte dello Sho comporta prima di tutto la padronanza del tratto, l’immediatezza del gesto, il ritmo, il controllo della forza impressa al pennello. Non si scrive con la mano e con il polso, ma con tutto il corpo, in uno stato di profonda calma e concentrazione. Un maestro calligrafo, pienamente padrone della tecnica e degli strumenti che utilizza, agisce in uno stato di totale libertà: perciò non solo l’opera compiuta affascina con la bellezza dell’armonia prodotta dall’equilibrio di pieni e di vuoti, di bianco e di nero, ma anche vedere un maestro mentre opera nello “ stile libero ” è esperienza di grande fascino. Il maestro osserva il foglio bianco e attende di essere pronto: improvvisamente impugna il pennello e con movimento rapido, preciso e sicuro traccia il carattere.
Il maestro Norio Nagayama è in Italia da circa 15 anni: VIII Dan della Japanese Calligrafy Federation , scuola che ha come Presidente l’Imperatore del Giappone e come Direttore il Calligrafo di corte che è stato maestro dell’Imperatrice, alcuni anni fa ha vinto un concorso e gli è stato conferito il titolo di ‘Maestro ingiudicabile’. La lunga permanenza in Europa e il proficuo rapporto con allievi e collezionisti occidentali gli permette di saper rispondere con chiarezza ai dubbi e ai problemi che si presentano all’occidentaleprofano, al quale lacalligrafia appare come un’insieme di segni astratti su un fondo bianco. E’ quindi l’occhio che deve essere educato, per poter apprezzare le innumerevoli tonalità di bianco e di nero, e vedere attraverso di esse la personalità stessa dell’artista che viene fuori, la sua energia.Ma dove risiede l’essenza della bellezza di una calligrafia? E’ una corrente sottile, che scorre fluidamente nei caratteri, e che li fa vibrare, donando loro la presenza della tridimensionalità. E’ questa corrente che lo sguardo educato alla bellezza riesce a cogliere: « Ci sono calligrafie che hanno accumulato l’energia dentro, che la nascondono; altre che la buttano fuori: si vede bene l’energia che si proietta fuori nello stile corsivo mentre nel Kaisho (stile stampatello) l’energia si vede dentro. In realtà stiamo sempre scrivendo in maniera personale, che sia corsivo o Kaisho , perché ognuno ha un’energia, però deve essere libera. Non dev’essere la rigidità che porta a nascondere, no, deve essere libero e nascosto. Come se fosse aquila, che dico, nasconde unghie, no?».

Il segreto della calligrafia

SegretoIl segreto calligrafiamaestro Norio Nagayama

Qual’è il segreto della calligrafia?

Da noi, in Giappone, quando un allievo frequenta un maestro, è compito di questi trasmettergli il segreto della calligrafia.Quando andai a trovare il mio maestro e gli dissi che avrei cominciato ad insegnare calligrafia in Italia, egli mi fece vedere dei libri che usava per insegnare e mi mostrò dei trucchi con il pennello.  Nonostante conoscessi già tutti i suoi segreti, il fatto che lui li condividesse, accresceva la fiducia in me stesso.  Per questo vi svelerò, più che dei veri e propri segreti, alcuni trucchi della calligrafia.

Conoscere e riconoscere i materiali: la carta gli inchiostri e i pennelli. Padroneggiare le entrate e le uscite. Iniziarsi al segreto dei kanji. Ecco alcuni dei segreti della calligrafia che troverete in questo libro.

Dello stesso autore Shodo lo stile libero

Formato: 17 x 24 cm., Pagine: 104 a colori, ISBN: 9788889466759 Prezzo: € 18,00