Gatti Giapponesi


gatti2Ritratti felini dagli inizi del Novecento ai giorni nostri

(a cura di Diego Cucinelli)

I dieci racconti racchiusi in questo volume esemplificano la consacrazione del gatto nella letteratura giapponese moderna e contemporanea. Gli autori, tutti grandi amanti dei felini, spaziano dal romanziere di fama internazionale Natsume Sōseki allo scrittore fantasy Kyōgoku Natsuhiko, recente caso letterario. Anche per quanto riguarda i generi si è cercato di offrire al lettore il ventaglio di possibilità più ampio possibile, affinché possa ammirare l’animale da più prospettive e ne emerga la straordinaria versatilità che ha ispirato personalità artistiche eterogenee e distanti tra loro: scritti privati, testi visionari con gatti spettrali e fiabe moderne dalle molteplici chiavi di lettura. Agile e sinuoso quindi non solo nelle movenze, ma nell’essenza stessa, il gatto assurge a topos letterario che permette di individuare un filo che unisce passato e presente del Giappone e, al contempo, il suo rapporto con le culture straniere.

Opere:

Formato: 13,5x21 cm - dorso quadro, Pagine: 194 illustrato, ISBN: 9788889466889 Prezzo: € 16,00

Hagiwara Sakutarō 萩原朔太郎

Hagiwara Sakutarō (1886-1942) è originario della prefettura di Gunma, nel centro dell’isola principale dell’arcipelago giapponese. Fin da piccolo di salute cagionevole e animo sensibile, cresce cullato dall’amore di una famiglia benestante e sempre attenta alle sue necessità. Da subito dimostra interesse per l’arte, in particolare per la letteratura e la musica, e una volta al liceo Sakutarō si dedica al tanka (poesia breve), forma poetica che caratterizza i primi dieci anni della sua attività letteraria, ispirato soprattutto dalla vena romantica dei componimenti di Yosano Akiko (1878-1942), artista che reinterpreta la poesia classica di epoca Nara attraverso una sensibilità squisitamente femminile e moderna. Tale percorso, tuttavia, non si prospetta affatto semplice e degli ostacoli iniziano ben presto a presentarsi, a cominciare dal rapporto conflittuale col padre che non apprezza la sua ambizione a divenire un letterato. Il genitore lo vorrebbe a proseguire gli studi universitari, ma Sakutarō se ne allontana per inseguire il proprio sogno. Si sente intrappolato in un mondo di convenzioni da cui anela a liberarsi e il suo desiderio di fuga dalla realtà lo spinge verso la “modernità” proposta dall’Occidente, ai suoi occhi mondo culturale denso di misteri e dimensioni da esplorare. Il debutto letterario avviene nel 1913 sulla rivista Zamboa (Pomelo) diretta da un altro celebre poeta, Kitahara Hakushu (1885-1942), che per Sakutarō diviene una figura di riferimento sia sul piano professionale sia su quello degli affetti personali. Trovando mano a mano consensi nel mondo degli intellettuali, nel 1917 pubblica la prima raccolta di poemi Tsuki in hoeru 月に吠える (Abbaiare alla luna), suscitando clamore nell’ambiente letterario per l’originalità dello stile e delle tematiche affrontate. A seguire questo “primo periodo” se ne inaugura un secondo che si protrae fino alla pubblicazione della raccolta  Aoneko 青猫 (Gatto blu, 1923), in cui si inizia a delineare l’interesse per i felini che connota un consistente numero di produzioni successive. Nel frattempo Sakutarō si sposa e diventa padre di due bambine, ma la stabilità famigliare sembra destinata a durare ben poco: a distanza di alcuni anni dal trasferimento a Tokyo, i coniugi si separano nel 1929. Molto amico di vari nomi illustri del panorama letterario giapponese, quali Akutagawa Ryūnosuke e Murō Saisei, Sakutarō è uno dei poeti del gruppo di Shiki (Le quattro stagioni), una rivista mensile inaugurata nel 1934 e che – senza evidenti legami con alcuna particolare tendenza letteraria – mira a un classicismo indigeno saggiamente temperato da sentimenti e intellettualità tutti moderni, fondendo lo spirito della poesia europea con quello della lirica classica giapponese. Se finora la sua ricerca intellettuale lo ha portato a intrecciare pensiero buddhista e filosofia nietzschiana all’interno di poemi a verso libero, nell’ultimo segmento dell’attività letteraria Sakutarō effettua un percorso di riscoperta della poesia classica giapponese, esperienza che si condensa nell’ultima delle sue principali collezioni, Hyōtō 氷島 (L’isola di ghiaccio, 1934), dove ritorna a una struttura più tradizionale e un contesto realistico.