Recensione Cavigliera d’Oro

Da Il Sole 24 Ore del 29/1/2012

La Cavigliera lega la sposa
di Giuliano Boccali
Uno straordinario poema della letteratura tamil intreccia leggenda e credenze e parla di fedeltà coniugale
Uno straordinario poema della letteratura tamil intreccia leggende e credenze e parla di fedeltà coniugale e divinità da conquistare
Testo incantato e tragico, d’amore, fedeltà invincibile e irrefrenabile vendetta, La cavigliera d’oro è uno dei capolavori assoluti della letteratura tamil; composto in questa lingua di antico e nobile lignaggio del gruppo dravidico, ancora oggi lingua materna nel l’omonimo stato dell’India, il Tamilnadu, il poema risale molto probabilmente al V secolo d.C., questa almeno la convinzione ora scientificamente più attendibile; la tradizione lo attribuisce al principe Ilango Adigal della dinastia dei Chera regnante sul Malabar, all’incirca il Kerala attuale.
La vicenda è innestata profondamente nella tradizione sia letteraria sia religiosa del paese; protagonista è Kannaki, deliziosa fanciulla di una nobile famiglia di mercanti, sposata al suo pari Kovalan con una cerimonia dal fasto regale. Come regale,e appassionata negli slanci d’amore, è la vita della coppia finché il marito non si invaghisce della danzatrice Madahavi, stupenda e sofisticata, per la quale abbandona sposa e onore familiare. Ma Kannaki, esempio di autentica sposa hindu e di potenza femminile, come vedremo, riaccoglie Kovalan caduto in miseria e intraprende con lui una sorta di pellegrinaggio nel Sud dell’India, confidando in Rinnovate fortune. La morte è invece in attesa e falcia lo sposo. Condannato per il furto, non commesso, di una cavigliera della regina. A questo punto l’impensabile metamorfosi di Kannaki; “gravida di furia selvaggia e sfolgorante di rabbia”, dimostra inequivocabilmente al re l’iniquità della sentenza: la cavigliera era sua, colma di pietre preziose, non adorna di perle com’è invece quella della regina. Il sovrano muore, sopraffatto dall’eviidenza del male commesso e da sinistri presagi, e così la regina. Ma questo non basta alla sposa indomabile: con gesto devastante, di altissima portata rituale e simbolica, profondamente innervato nei culti eroici e divini del suo paese, Kannaki, si sradica il seno sinistro. Testimoniata la propria veridicità e assoluta fedeltà, tre volte al giorno gira intorno alla capitale come folle lanciandole contro la carne estirpata. L’atto, pure rituale, ha il potere di evocare Agni, dio del fuoco, che compie intera la terribile purificazione già sancita dai celesti: Maturai brucia con i suoi quattro templi, gli dèi la abbandonano, soli si salvano gli esseri santi e giusti, come i brahmani, le donne fedeli, le sacre vacche, o inermi, come i vecchi e i bambini. La potenza di una sposa incrollabile è smisurata nella visione hindu e questa, se è la più ampia e suggestiva, non è certo ‘unica leggenda a dichiararlo: tramutata in Pattini, la dea della fedeltà coniugale, Kannaki si riunirà in cielo al marito. Lo straordinario poema, dove magistralmente si intrecciano i caratteri di personaggi numerosi, soprattutto femminili, e le descrizioni molteplici della grande letteratura tamil – la vita delle corti e delle città, le opere quotidiane, la natura e le stagioni – è proposto ora da Casadei Editore, reso in italiano da Pietro Faiella dalla pioneristica versione inglese di Alain Daniélou. Ma già nel 2008 Ariele avava pubblicato una versione italiana curatissima anche nella scrittura di una grande specialista come Emanuela Panattoni. Le due iniziative a poca distanza, e da parte di due editori curiosi e coraggiosi, non possono che far piacere, almeno a chi ama la letteratura dell’India e, anche in questo ambito, la sfida all’incontro con l’inedito e il diverso.