Motivi sovrannaturali e strane creature negli scritti di Yanagita Kunio
SCRITTORI GIAPPONESI «Fiabe e leggende del Giappone», da Casade
Erede del pensiero e della prospettiva nativista dell’epoca Tokugawa (1603-1868), Yanagita Kunio nei primi decenni del ’900 ne riprese le aspirazioni alla riscoperta e alla rivalorizzazione di una presunta autenticità culturale, racchiusa nel grande patrimonio delle tradizioni locali, tramandate in forma orale. L’interesse per il folklore si ricollega all’intensa urbanizzazione di epoca Meiji (1868-1912), con i conseguenti problemi di sovraffollamento e meccanizzazione della quotidianità, che incentivano la riflessione sul passato premoderno e preindustriale: un movimento culturale a ritroso nel tempo, molto simile a quello che si ripropose, in concomitanza con l’emergere del problema dell’inquinamento urbano, negli anni Sessanta e Settanta del ’900, anni che videro riaccendersi l’interesse per gli scritti e la figura di Yanagita.
Le sue opere divennero dei bestseller, mentre la curiosità etno-documentaristica si mischiava al boom del turismo diretto verso la provincia nascosta e segreta. È sull’onda di questi flussi che in anni ancora più recenti leggende e figure del folklore nipponico hanno raggiunto una popolarità crescente oltreoceano, attraverso le rivisitazioni letterarie e cinematografiche, le stampe ukiyoe, i prodotti delle culture pop quali anime, manga e videogames.
Ora, per la prima volta in traduzione italiana, la selezione proposta in Fiabe e leggende del Giappone Antologia di scritti di Yanagita Kunio (a cura di Diego Cucinelli, Casadei, pp. 256, € 21,00) ci mostra il variegato mondo del sovrannaturale, dagli yōkai – mostri, anfibi, ibridi e mutaforma quali kappa e tengu – a fenomeni misteriosi e apparentemente inspiegabili con le ragioni della scienza e della logica, come le sparizioni improvvise di persone (kamikakushi).
Durante i suoi viaggi nelle campagne non ancora raggiunte dal capitalismo di matrice occidentale, Yanagita con pazienza trascriveva i racconti orali dei cantastorie locali, popolati di mostri, fantasmi, creature divine o spaventose. Le sue fiabe e leggende parlano della tenace sopravvivenza di un universo dominato dal fantastico e dall’irrazionale, della seduzione che l’orrifico e il perturbante continuavano a esercitare a dispetto dell’ordine e del controllo imposti dal governo Meiji, già sotto l’influsso dei primi sentori del nazionalismo; ma ci permettono anche di guardare da una diversa prospettiva al processo di modernizzazione che fra la fine del XIX secolo e l’inizio del XX trasforma radicalmente il paese.
La passione dello studioso si mescola con lo spirito romantico che muove dall’urgenza di salvare il mondo contemporaneo dal disincanto, ma anche dalla forzata omologazione a un occidente mitizzato, e di riaffermare l’impossibilità di venire ricondotti e dissolti nei parametri della modernità euroamericana.