Recensioni Club dei buongustai

“Il club dei buongustai”

di Gabriele Ottaviani

Non c’è altra vera dieta che quella di mangiare la propria fame.

Il club dei buongustai e altri racconti culinari giapponesi, Jun’Ichirō Tanizaki, Kōzaburō Arashiyama, Osamu Dazai, Rosanjin Kitaōji, Shiki Masaoka, Kenji Miyazawa, Kafū Nagai, CasadeiLibri editori, a cura di Ryoko Sekiguchi, traduzioni di Ryoko Sekiguchi, Patrick Honnoré e Lorenzo Casadei. Illustrazioni La Cocotte. Siamo quello che mangiamo, si sa. E nutrirsi è fondamentale. Senza cibo non c’è vita. E al mondo c’è chi spreca l’impossibile. E chi letteralmente fa la fame. Il cibo è cultura. Identità. Storia. Appartenenza. Famiglia. Un atto d’amore. In questa splendida, ricca, dotta antologia ogni cosa è illuminata, ogni emozione è raccontata. Senza retorica, con stile, garbo, scintillante brillantezza. Da non perdere.

Il club dei buongustai

di Andrea Coco (Leggere Tutti, marzo 2018)
Mangiare è un tema immancabile nella narrativa giapponese moderna e contemporanea, come nella fiction e nei manga. Un momento così importante da costituire una sorta di marchio di fabbrica dell’industria culturale nipponica. A prendere atto dell’importanza del cibo e del mangiare nel paese del Sol Levante è stata Ryoko Sekiguchi, poeta e traduttrice, che dal 1997 vive a Parigi e ha pubblicato opere sia in lingua giapponese che in francese. In occasione di una serie di incontri mensili sul tema cucina e scrittura, Ryoko si è resa conto di non aver incontrato alcuna difficoltà nel trovare delle storie adatte da sottoporre al pubblico, al contrario di aver provato l’imbarazzo della scelta. Fino a prendere preso atto, che nel suo paese di origine il cibo si associa molto bene a qualsiasi genere letterario, una specie di ciotola ideale per contenere il piatto (il genere letterario) che si vuole descrivere. Nasce così questa raccolta, che prende il nome dal titolo di un’opera di Jun’ichirô Tanizaki, Il club dei buongustai, dove sono riuniti racconti culinari dal XII° secolo ai giorni nostri, ognuno dei quali affronta un aspetto della vita umana. Abbiamo così i ricordi della propria vita legati indissolubilmente al sakè (Osamu Dazai); la descrizione della preparazione del sushi (Kanoko Okamoto), un procedimento per ricordare la madre; mentre attraverso le cento ricette di tofu scritte da un anonimo del XVIII° secolo, così simili a poesie, la testimonianza di quanto la cultura culinaria si fosse diffusa nella società nipponica. A seguire la breve impressione della cucina occidentale (Rosanjin Kitaōji) ovvero il racconto di un pranzo presso il celebre ristorante francese la Tour d’Argent; mangiare come segno che si è ancora vivi (Shiki Masaoka); due storie di funghi, scritti da un anonimo del XII° secolo, utilizzati come arma per uccidere e come forma di esperienza mistica; il rapporto tra la fame e l’immaginazione (Kōzaburō Arashiyama) ovvero l’importanza della fame come forza creatrice di idee. E ancora l’offerta del cibo come nutrimento sacro da parte dello scrittore (Kenji Miyazawa) alla sua giovane sorella; la cucina come segno di appartenenza sociale (Kafū Nagai) in un Giappone post bellico. Per ultima la storia di Jun’Ichirō Tanizaki, che riunisce quanto affrontato nei singoli racconti e mescola gastronomia e sensualità in un ricerca ai limiti dell’erotismo. Il club dei buongustai e altri racconti culinari giapponesi è un esempio di quanto complesso e profondo sia il pensiero nipponico riguardo il cibo e al senso della vita.

AA.VV.
Il club dei buongustai e altri racconti culinari giapponesi
A cura di Ryoko Sekiguchi
Traduzione dal giapponese di Ryoko Sekiguchi e Patrick Honnoré
Traduzione dal francese di Lorenzo Casadei
Casadeilibri, 2017
pp. 160, euro 16,00