Umezaki Haruo 梅崎春生

Umezaki Haruo (1915-1965) nasce nel sud del Giappone, nella città di Fukuoka, nel Kyūshū: particolarmente legato alla sua terra, la abbandona malvolentieri per stunella capitale, come era in uso tra i ragazzi dell’epoca. Si specializza in Letteratura presso l’Università Imperiale di Tokyo e subito dimostra talento, facendosi notare per alcuni racconti pubblicati su importanti riviste letterarie tra cui Waseda Bungaku (Letteratura di Waseda). Negli anni della guerra è arruolato nell’esercito e inviato a Kagoshima in qualità di addetto ai cifrari e alla decodificazione delle intercettazioni. È un periodo che segna fortemente Haruo, determinando le future scelte in campo letterario: le sue produzioni più celebri infatti appartengono al genere della letteratura di guerra (sensō bungaku 戦争文学), con opere spesso ambientate nelle stesse terre in cui lui prestava servizio nell’Esercito. Sakurajima 桜島 (1946), a cui tutt’oggi deve gran parte della fama raggiunta, si ambienta sull’omonima isola al largo della costa meridionale del Kyushu e consiste nel reportage delle ultime battute della guerra da parte di un addetto alle comunicazioni dell’esercito giapponese. Ricco di approfondimenti sul mondo psicologico del protagonista, mette in luce il suo sentimento di desolazione e disperazione: il suo mondo interiore si riflette nell’ambiente circostante, del quale l’occhio dell’uomo sottolinea particolari legati alle idee di “devastazione” e “sconfitta”. Il suo rapporto con i gatti, invece, mette in evidenza i lati più allegri della personalità di Haruo, sia negli scritti ispirati alla vita privata sia in quelli appartenenti agli altri generi sperimentati dall’autore – quali, a esempio la fiaba, come nel racconto racchiuso nel presente volume – nei quali abbondano figure feline descritte dall’autore con cura dei dettagli e stile vivace. In particolare, il romanzo Karo sandai カロ三代 (Le tre generazioni di Karo, 1952), illustra in senso diacronico l’attaccamento dell’autore agli animali attraverso le tre “reincarnazioni” di Karo カロ, i tre gatti da lui posseduti: dopo la morte del primo, il ricordo del quale non lo abbandona mai, decide di assegnare lo stesso nome ai due di cui si prende cura negli anni a seguire. Indipendentemente da ogni legame di sangue, i tre felini si trovano legati da un rapporto onomastico, eppure questa non è l’unica peculiarità rivelata in Karo sandai: il protagonista umano del romanzo, infatti, ha l’abitudine di picchiare “Karo III” con degli scaccia-zanzare di bambù posizionati appositamente in più punti dell’abitazione. Il particolare non sfugge agli amanti dei gatti e, stando a quanto affermato da Etsu, la moglie di Haruo, subito dopo la pubblicazione dell’opera lo scrittore viene investito da una pioggia di lettere di protesta dei lettori. Nell’intervista rilasciata, Etsu non manca poi di sottolineare come il protagonista del romanzo non abbia nulla a che fare con la figura dello scrittore che, dal canto suo, non ha levato la mano su nessuno dei suoi adorati gatti. Haruo, infatti, a proposito di questo episodio non manca di sottolineare con sprezzante ironia che «se in un romanzo si racconta un omicidio nessuno ha nulla da dire, ma se invece a essere ucciso è un gatto allora si alza un polverone incredibile: roba da matti!».

(Scheda di Diego Cucinelli)