Medioevo febbraio 2010
Ex oriente lux
di Andreas Steiner
La presenza del cristianesimo orientale, bizantino, siriaco e copto – a Roma e nel Lazio è l’argomento del volume che raccoglie numerosi saggi (di Angelo Michele Piemontese, Renato d’Antiga, Marta Ragozzino, Anna Calia, Lorenzo Casadei e Giulia Lotti), corredati da un prezioso apparato iconografico, in ampia parte inedito (curato da Federica Aghadian), su questa particolare e, strano a dirsi, per molti versi ancora sconosciuta corrente della storia artistica e religiosa. Introduce l’opera l’affascinante ricerca di Angelo Piemontese, dedicata alla ricostruzione del culto dei santi persiani a Roma (un tema mai prima affrontato né in Italia, né all’estero) mentre la parte centrale del libro illustra la Roma bizantina e il monachesimo laziale, evidenziando come ai momenti di “eclissamento” della funzione guida della capitale abbiano fatto da contraltare – come ricorda nella presentazione il Presidente del Consiglio Regionale del Lazio, Guido Milana – “luci provenienti dalla “periferia” , per esempio da Subiaco, Farfa e Montecassino, dove il monachesimo giunto da oriente andava elaborando i germi del mondo a venire”.
L’opera prosegue indagando la presenza delle cosidette “Madri orientali del Lazio” (con capitoli dedicati, tra l’altro alla più antica icona di Maria in Roma, alla Madonna di Farfa e a quella “nera” della Civita di Itri) e il rapporto tra la figura della Isis lactans (del culto egiziano, copto e pagano) e l’immagine della Madonna che allatta.
Il processo di cristianizzazione del mondo romano antico, “lento, accidentato e incompleto”, viene raccontato all’esempio di un monumento poco conosciuto, la Chiesa di Sant’Angelo in Peschiera, vicino al teatro di Marcello.
Chiudono il volume brevi saggi dedicati alle tracce della Roma greca e siriaco-armena, alla continuità tra oriente e occidente testomoniata dalla documentazione musiva presente nelle principali chiese paleocristiane della capitale, all’arte deuterobizantina nel ducato di Gaeta, all’abbazia di San Magno a Fondi e alla Basilica di Castel Sant’Elia.
Il Riformista
Roma e l’Oriente. Il culto cristiano di due millenni fa.
di Cinzia Leone
OPERA OMNIA. Un volume di CasadeiLibri ripercorre gli influssi artistici giunti da Bisanzio, Persia ed Egitto. Una miniera di documenti inediti che individuano nuove tracce di lettura della storia della Chiesa.
Età delle tenebre, secoli bui, decadenza, sono gli stereotipi che perseguitano l’alto Medioevo. Dopo il crollo dell’Impero romano,le strade si biforcano: Roma e Bisanzio. L’Italia,da sempre attraversata da correnti migratorie e abituata all’afflusso di schiavi provenienti da tutte le regioni dell’impero,viene trafitta dalle invasioni barbariche. L’amalgama nata dal mix di culture dell’impero viene investito e modificato da flussi culturali potenti e compositi.
Roma nei primi secoli dopo Cristo è una metropoli cosmopolita e con la separazione dei due imperi diventerà policentrica. Molti dei pontefici verranno dall’Oriente cristiano,e gli artisti,da Bisanzio,dall’Asia Minore,dalla Siria e dall’Egitto,li seguiranno portando nuove esperienze stilistiche. Roma città aperta. E profondamente cambiata dal Cristianesimo. Conosciamo poco quei tempi disorientati e sconcertati che seguirono la decadenza del mondo antico. Secoli di migrazioni,guerre,agitazioni e profondi cambiamenti. Ogni ritrovamento diventa quindi prezioso. Arte e culti dell’Oriente Cristiano. A Roma e nel Lazio (pp. 252,€128) appena uscito per la CasadeiLibri editore non è solo uno strumento di comprensione,ma una miniera di documenti inediti che,ribaltando i luoghi comuni,traccia nuove ipotesi di lettura. Duecentocinquanta pagine eleganti e con un ricco corredo iconografico,raccolgono saggi che da prospettive differenti, illuminano un’area geografico-culturale,Roma e il Lazio,snodo prezioso per l’interpretazione della storia della Chiesa e della storia dell’arte.
Il saggio più innovativo è quello contenuto nel primo capitolo,sul culto dei santi persiani a Roma. Abdon e Sennen, Mario e Martha,Anastasio,Sant’Onofrio al Gianicolo,storie di emigranti accompagnati dalla fede,che dalla Persia,grande potenza e acerrima nemica dell’Impero romano,intraprendono il loro percorso di santità. La Roma pontificia,anche grazie a loro,stringe rapporti amichevoli con la Persia che accetta l’invio di missionari e riconosce l’autorità spirituale del Papato. Le convergenze parallele ci sono sempre state,nei secoli luminosi e anche in quelli bui. I siti,le mete di pellegrinaggio,le reliquie e le lapidi,disegnano un nastro topografico inedito e intrigante.
Ma in questo volume non c’è solo Roma. I monaci,protagonisti assoluti in tutta Europa della conservazione,della conoscenza e dei testi sacri,e non solo,hanno nel Lazio preziose roccaforti. Grazie al filo conduttore e alla guida dei Dialoghi di San Gregorio Magno,attraverso descrizioni,decodifica di lapidi e testimonianze,come ologrammi riprendono vita siti religiosi perduti o poco conosciuti e visitati. La Basilica di Sant’Elia a Castel Sant’Elia,la chiesa di San Benedetto in Piscinula a Roma,la grotta dei Pastori a Subiaco e molti altri ancora.
Più avanti nel libro il saggio Madri orientali nel Lazio. Un mito attraversa il Mediterraneo e lo unisce: quello preistorico della grande madre,fertile e ricco di trasformazioni in chiave religiosa che ne mantengono immutata la forza archetipica. Il capitolo raccoglie la sfida del mito, la riempie di senso cristiano e la arricchisce della forza astratta e dell’assoluta bellezza dell’icona orientale. Pagina dopo pagina sfilano davanti agli occhi del lettore Madonne belle e ieratiche come la Teodora di Ravenna e con la pelle ambrata come le icone russe: la Madonna di Grottaferrata,l’icona di Sonnino, l’icona di Santa Maria Maggiore alla Cappella Borghese a Roma.
Di seguito, ma fortemente collegato col saggio che lo precede,il capitolo sulla Galaktotrophousa (colei che nutre col latte),Maria Lactans,la Madonna che allatta il Bambino,che chiude il cerchio,ci restituisce una santità antica e misterica,e insieme profondamente e intimamente cristiana. Una Roma multiculturale e multiartistica nata da una fusione e che della fusione farà la sua forza.
Un greco dei tempi di Prassitele avrebbe giudicato queste opere crude e barbariche. Ma gli artisti di quei secoli non sembravano più soddisfatti del virtuosismo ellenistico e cercavano effetti nuovi e nuovi valori. Gregorio Magno,vissuto nella seconda metà del VI secolo,ricorda a quanti avversavano ogni pittura che molti membri della Chiesa non sapevano né leggere né scrivere,e che per ammaestrarli,i dipinti erano utili quanto ai fanciulli le immagini di un libro illustrato: “ La pittura può servire all’analfabeta quanto la scrittura a chi sa leggere. Tutti sanno vedere.”
La pittura su legno delle icone impreziosite dalla foglia d’oro. Il mosaico composto di cubetti di pietra o di vetro che ricoprono l’interno delle chiese sprigionando colori densi e caldi,con un effetto di solenne splendore. Le idee egizie sull’importanza della chiarezza espositiva ritornano ad imporsi con autorità,grazie alla attenzione della Chiesa. Un’idea di semplicità piuttosto che la fedele imitazione dell’antico.
Gli interessi si spostano. Si è spesso detto che l’arte classica in quegli anni decadde,di sicuro molti dei segreti anche tecnici andarono perduti, ma l’abilità non è tutto. Le forme semplici non furono quelle di un’arte primitiva. L’arte cristiana dell’alto Medioevo divenne un curioso miscuglio di metodi primitivi e tecniche raffinate. Sull’osservanza delle tradizioni i Bizantini diventarono intransigenti come gli Egizi. Bisanzio era riuscita a far rivivere qualcosa della grandiosità e maestà dell’antica arte d’Oriente. Le immagini che ci guardano dalle pareti scintillanti si rivelano simboli perfetti della verità divina apparsa per non abbandonarci. Gli artisti raccolti in questo volume disegnano un percorso insolito e in parte sconosciuto. Uomini che assistettero al trionfo del Cristianesimo e finirono per accoglierlo,segnando così la fine del mondo antico.