Da Libero del 28/5/2010
Giardini e boschetti sacri nell’antico regno di Giano
di Emilio Rivolta
Un viaggio incantato, arcano, fiabesco. È quello che intraprende il lettore e osservatore del ricco volume Il regno di Giano – Boschi sacri, chiostri, giardini a Roma e nel Lazio ( Casadeilibri Editore, pp. 204, s.i.p, con illustrazioni a colori). Un’opera densa di riferimenti e di “incroci magici”, che hanno per cornice alberi e boschi sacri. L’itinerario inizia dal Gianicolo, la collina di Giano, dove la leggenda vuole sia sorta la prima città del Lazio, a opera di quel Giano che gli antichi raffigurarono con due teste, l’una rivolta al passato, l’altra al futuro, l’una a Occidente, l’altra a Oriente. Nove gli autori dei testi: Lorenzo Casadei, Alain Daniélou, Renato D’ANtiga, Francesco Maria Fonte Basso, Loretta Gratani, Paola Lanzara, Paola Di Silvio, Beatrice Testini, Massimo Vidale. E sette i fotografi: Federica Aghadian, Ferdinando Armati, Andrea Bonito, Giulia Delle Cave, Salvatore Fosci, Mario Ventura, Luciano Proietti. Il tutto curato da Lorenzo Casadei.
Si esordisce proprio con i boschi sacri, i luci, che nella civiltà romana impongono un particolare atteggiamento di venerazione, poiché connettono la divinità con la natura. Il culto di Giano affonda le radici nella tradizione etrusca. Paradossalmente, sul Gianicolo non si trovano vestigia di Giano, ma la tomba di Numa Pompilio, re di Roma, che ne istituì il culto, sorgeva accanto all’Ara Fonti, un sacello dedicato al figlio di Giano, Fons, dio delle fonti.
In compenso l’iconografia su Giano è vastissima, e riguarda Gli affreschi un tempo a Villa Lante (sul Gianicolo), ora dislocati altrove, un ritratto a stucco nella sessa villa, l’arco di Giano quadrifonte al Velabro, monete, sarcofagi di età imperiale, cartigli e così via, per non parlare dell’Erma di Giano, uno dei più bei pezzi dei Musei vaticani. Il volume prosegue con i megaliti d’Etruria, nella Tuscia viterbese, dove tra boschi e noccioleti sorgono altari e monumenti rupestri che la durezza della roccia ha conservato fino a noi. Molti conosceranno già il giardino delle meraviglie di Bomarzo. Qui alcuni scatti colgono scorci tra imeno conosciuti e visitati, come la sorprendente “Piramide”, forse un altare, così chiamato per la somiglianza con le piramidi azteche. Altrettanto misteriose le “cup – pelle” del parco dei Mostri: riferimenti per i contadini, mappe stellari o altari per i sacrifici? E come spiegare i riferimenti tra il testo quattrocentesco Il Sogno di Polifilo e il grande classico della letteratura cinese Il Sogno della Camera Rossa, del Settecento? Il saggio di Testini e Fonte Basso ne chiarisce le possibili relazioni.
L’opera comprende infine i fiabeschi giardini sospesi del castello Ruspoli di Vignanello, gli spettacolari “claustri” laziali (vedi quello di San Paolo fuori le mura) e un tour degli alberi monumentali,come il Ginkgo biloba all’Orto Botanico di Roma o la strabiliante Cupressus arizonica a Villa Pamphilj. Come scrisse Tagore, «gli alberi sono lo sforzo infinito della terra di parlare al cielo in ascolto».