Recensione la Strada per Mandalay

Daily, M0stra internazionale d’arte cinematografica di Venezia 2/9/2016

La strada per Mandalay
Autobiografia di un fumatore d’oppio

H.R.Robinson

Dai tempi in cui Kipling decantava la strada per Mandalay in un suo celebre poema alla storia dei clandestini e dei trafficanti di uomini che compiono questo percorso tra Birmania e Thailandia, raccontata da Zai Jian Wa Cheng in anteprima mondiale alla Giornata degli autori, sono passati piû di cento anni. Ma anche allora la Mandalay mitica dagli stupendi panorami e la inestricabile religiositá celava aspetti non rassicuranti. Ne é testimone George Orwell che recensiva cosí la Strada per Mandalay ritratto di un oppiomane di Robinson. “Ufficiale dell’esercito indiano, distaccato presso la polizia militare della Birmania, viene licenziato nel 1923 e si stabilisce a Mandalay ove si dedica quasi esclusivamente all’oppio, nonostante un breve interludio come monaco buddista e i tentativi andati a vuoto di rimettere in funzione una miniera d’oro e gestire un autonoleggio….al momento dell’arresto tenta il suicidio….come da proposito si spara negli occhi perdendo la vista per sempre.

Sotto l’influenza della droga, sente di essere possesuto da una saggezza quasi divina, ..consapevole di conoscere il segreto dell’universo, che al risveglio non riesce mai a ricordare. Una notte..prende un taccuino e una matita per annotare la frase in cui é racchiusa tutta la saggezza: la banana è deliziosa, ma la buccia è insuperabile.”

Conclude Orwell :” il libro é un piccolo contributo alla letteratura sull’oppio…ma i fatti narrati sono veri”.